Scienza, quindi democrazia by Gilberto Corbellini

Scienza, quindi democrazia by Gilberto Corbellini

autore:Gilberto Corbellini [Corbellini, Gilberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-06-23T12:00:00+00:00


7. Scienza e religione.

Come in parte già anticipato, l’attività scientifica, in quanto pratica sociale, non era necessariamente in conflitto con la religione. Le condanne del copernicanesimo e di Galileo Galilei da parte delle istituzioni cattoliche e protestanti furono il risultato di situazioni anche contingenti. Il caso Galileo, in particolare, non può essere considerato indicativo in generale dei rapporti tra scienza e religione agli inizi dell’età moderna. Se mai era un segnale di come erano destinati a evolvere i rapporti tra scienza e religione cattolica. Nel senso che, alla luce dei contenuti della Controriforma, le cose non potevano andare diversamente da come andarono. Nondimeno, la maggior parte degli scienziati moderni concepí filosofie naturali che includevano punti di vista teologici personali. In altre parole, normalmente le implicazioni teologiche delle idee naturalistiche erano parte integrante del discorso. La devozione religiosa di numerosi filosofi naturali si potrebbe dire che contribuí indirettamente alla nascita delle scienze moderne.

A partire dalla osservazione di Alphonse de Candolle, che nel 1885 scoprí che tra il 1666 e il 1883 i membri stranieri dell’Académie des Sciences di Parigi erano piú frequentemente di religione protestante che cattolica (in un rapporto di ventisette contro sei) si è cominciato a sospettare che le diverse confessioni cristiane abbiamo diversamente influenzato lo sviluppo e la diffusione della scienza. Ma per quali ragioni i protestanti risultavano secondo tutti gli studi quantitativi piú numerosi dei cattolici all’interno delle comunità scientifiche europee? Sono stati per primi Robert K. Merton e Charles Webster a studiare il ruolo del protestantesimo puritano nel far abbracciare dalla società inglese gli ideali della scienza sperimentale baconiana, e quindi nel favorire l’istituzionalizzazione della scienza. I due studiosi ovviamente non hanno sostenuto che la scienza fu un’invenzione dei puritani, né che solo i puritani erano scienziati. Bensí hanno affermato che la scienza trovò convinto sostegno nei valori del puritanesimo e che i puritani riconobbero negli obiettivi della scienza un’attività che incorporava in un grado rilevante i tipi di attività valorizzati dagli insegnamenti puritani. Razionalità ed empirismo erano comuni sia alla nuova scienza sia ai puritani, con un’enfasi sussidiaria per la realizzazione del bene per l’umanità e la glorificazione di Dio attraverso la spiegazione delle sue opere. Aspetto, quest’ultimo, che era piú direttamente rilevante al tempo per le basi motivazionali dell’attività scientifica.

Alcuni studi fanno sospettare che il rapporto tra puritanesimo e sviluppo della scienza negli anni delle guerre civili e dell’Interregnum emerga solo perché orientamenti religiosi diversi non sarebbero compatibili. Secondo Barbara Shapiro, sarebbero stati piuttosto i Latitudinari a fornire gli elementi di un’epistemologia scettica derivata dal loro disgusto per i sofismi dei pronunciamenti dogmatici circa la vera fede. Si spiegherebbe cosí l’enfasi, dopo la Gloriosa Rivoluzione del 1688, sulla filosofia naturale di Newton, portata alle masse di credenti. Peter Harrison, da parte sua, ha ricordato che, comunque, va capovolto il ragionamento moderno per cui l’incremento della conoscenza scientifica portava a smettere di leggere la Bibbia, o ad assumerla come fonte di verità. In realtà, solo dopo che si cominciò a leggere la Bibbia in modo



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